Scopri Birmania – Myanmar
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BIRMANIA: La Birmania o Myanmar è uno Stato dell’Asia sudorientale che occupa gran parte della costa occidentale della penisola indocinese; confina da Ovest ad Est con Bangladesh, India, Cina, Laos e Thailandia.
Si pensa che nell’antichità i Mon siano stati i primi individui ad avere abitato lungo le sponde del fiume Irrawaddy. Nel I Secolo a.C. questa zona fu abitata dai Pyu, che scomparvero nel 656, finché i birmani cominciarono a migrare dal Tibet verso la valle dell’Irrawaddy nel IX secolo.
Nell’849, i birmani stabilirono il potente Regno di Pagan, che raggiunse grande splendore al tempo di re Anawratha, quando l’influenza di questo popolo si espanse oltre i confini della Birmania attuale; dal 1100 grandi parti dell’Indocina erano controllate da questo Regno, comunemente chiamato Primo Impero Birmano.
Dopo una disgregazione del regno a causa delle invasioni dei mongoli, nel 1364 i birmani ristabilirono un proprio Stato con capitale Ava, dalla quale fuggirono nel 1527 a causa dei saccheggiamenti degli Shan. Nel 1531 fondarono il Regno di Toungoo sotto il comando di re Tabinshwehti, che riunificò il Paese e fondò il Secondo Impero Birmano.
Con la crescita dell’influenza europea, l’impero si arricchì con scambi commerciali, ma le mancanze di risorse necessarie per controllare le nuove acquisizioni territoriali, creò ribellioni interne che portarono alla rovina di questo regno.
Nel 1613, dopo l’espulsione degli invasori portoghesi, Re Anaukpetlun fondò nel 1613 una nuova dinastia ad Ava, che terminò nel 1752, a seguito di una ribellione interna dei Mon, aiutati dai francesi.
Alaungpaya, il capo di un piccolo villaggio, riunificò il paese ed edificò il Terzo Impero Birmano, che durò fino alla sua morte (1760).
Successivamente la Dinastia Qing della Cina, spaventata dalla crescita dell’influenza birmana, tentò più volte di invaderla senza successo; l’impegno sostenuto per respingere le invasioni cinesi, costò ai birmani la perdita del controllo del Siam, ma riuscirono a conquistare l’Arakan e il Tenasserim creando il nuovo regno di Thoburi.
Dal 1824 al 1886, i britannici sconfissero la Birmania, trasformandola in una provincia dell’India britannica, dalla quale si distaccò nel 1937.
Nel 1942 i giapponesi invasero la Birmania e la resero uno Stato libero dagli Inglesi, ma la vera indipendenza arrivò solo nel 1948. La democrazia durò però solo fino al 1962, anno in cui un colpo di stato trasformò la Birmania in una dittatura militare.
Solo nel 1990, si tenne per la prima volta dopo 30 anni, elezioni libere. Dopo diverse vicissitudini, oggi la Birmania è tornata ad essere uno Stato democratico.
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Il Myanmar è fatto di tanti posti meravigliosi, ma probabilmente chi ha la meglio su tutti è proprio quello della Piana di Bagan.
Definita da Marco Polo nei suoi viaggi in terra asiatica, “uno dei luoghi più belli al mondo”, nonostante lo stato di abbandono, i suoi templi mantengono ancora un fascino unico ed inimitabile.
Un tempo capitale del regno e culla della cultura bamar, Bagan è una delle mete più frequentate.
La Piana di Bagan nel periodo tra il 1047 e il 1287 si arricchì di oltre 4000 templi, rendendo la città tutt’oggi aleggiante di fascino, storia e spiritualità.
Il modo migliore per visitarla è probabilmente in bicicletta per potersi spostare da un tempio all’altro; più comodamente con biciclette elettriche.
Old Bagan, la zona dove sorgeva l’antica città, New Bagan, costruita in epoca recente, e Nyaung U, area ricca di ristoranti e guesthouse.
Proprio in Old Bagan, svetta il tempio più famoso della piana, il Ananda Patho, che con il suo bellissimo pinnacolo dorato alto 52 metri, rappresenta il punto di orientamento principale durante la visita dei templi. Ottimamente conservato, il tempio dona un’atmosfera estremamente spirituale, resa possibile anche dalle processioni dei monaci che intonano canti religiosi; le terrazze esterne sono finemente decorate con splendide scene buddiste, mentre all’interno colpiscono per la loro imponenza quattro statue del Buddha alte dieci metri.
Tra i templi più famosi ricordiamo anche Sulamani, un tempio situato nel mezzo di una campagna verdissima e costituito da due piani con struttura in muratura; costruito nel 1181, gli interni sono raffinati e ricchi di elementi decorativi, tra cui nicchie che costudiscono i Buddha.
Proprio vicino al Sulamani, anche se visibile da quasi tutti i templi di Bagan, sorge il Dhammayangyi, ovvero il Tempio della Sfortuna; la sua forma ricorda una piramide Atzeca con le varie terrazze monumentali, rendendolo probabilmente il più spettacolare tra tutti i templi, sia come forma che dimensione.
Il tempio Shew San Daw è una struttura di forma piramidale con cinque terrazze dominate dallo stupa centrale. Denominata anche come Pagoda del tramonto, questo sito offre un panorama indimenticabile, soprattutto al calar del sole; il consiglio però è di cercare un posto altrettanto magico, come ad esempio il vicinissimo Minochantha e visitarlo in orari più centrali, onde evitare la folla di gente, e non poterne così godere il panorama appieno.
Per chi vuole vivere un’esperienza più avventurosa, il tempio ideale è il Pyathada, struttura quasi sempre tralasciata dalle guide a causa del percorso meno semplice rispetto agli altri, ma di conseguenza ben poco affollato, soprattutto nelle prime ore del mattino; il sito regala dalla sua immensa terrazza, una meravigliosa alba sulla città e sui templi circondanti.
Altro tempio poco frequentato è il Thabeik Hmauk, un piccolo sito con ripide scalinate e strettissimi corridoi, dove oltre ad essere presenti nicchie contenenti i Buddha e la sala della meditazione, è anche un punto panoramico tra i migliori di Bagan; lo scenario suggestivo, unito all’assenza di visitatori, rende questo edificio un luogo indimenticabile.
Tra i meno visitati ricordiamo anche il tempio Shwegugyi, dove dalla terrazza, anche qui si ha una vista unica sull’intera Old Bagan e sul fiume Ayeyarwadym.
Bu Phaya è indubbiamente il tempio più originale della zona e probabilmente il più antico: sorge direttamente sulle rive del fiume e si caratterizza per il suo stravagante stupa cilindrico dorato somigliante ad una zucca. Seppur rovinato a causa di un violento terremoto, la vista che spazia dal fiume alle montagne circostanti, regala un panorama spettacolare.
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Capitale nella seconda metà del 1800, il modo migliore per iniziare la visita di questa città è il Palazzo reale, racchiuso dentro un’immensa piazza cinta da un fossato largo 70 metri e mura lunghe più di 6 km. In passato, al suo interno si allenava un elefante bianco, simbolo di regalità secondo la religione buddista: la leggenda narra che la madre di Buddha, sognò questo animale prima di partorire e che le consegnava un fiore di loto. Nonostante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, l’impatto è ancora altamente suggestivo. Il palazzo offre 40 costruzioni in legno, tra cui una piramide su più livelli con i tetti ricoperti di filigrana d’oro; attorno al palazzo sorgono un museo, la tomba del re Mindon, la torre del tamburo e una collezione di lastre in pietra con iscrizioni.
Uscendo dal palazzo, vale la pena visitare il Setkyathiha Paya, celebre per la colossale statua di un Buddha seduto; vicino altre pagode come Shwekyimynt Paya e Mahamuni Paya che insieme a Sandamuni Paya e Kuthodaw e il Ma Soe Yein Kyaung, il monastero più grande della città, custodiscono quello che viene definito “il libro più grande del mondo”, con 2503 lastre ricoperte di iscrizioni che recano i Tripitaka, ovvero le sacre scritture buddiste.
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Se stressati dal troppo traffico di questa città, si può fuggire nelle vicinanze dove sorgono luoghi storici di grande importanza:
Amarapura, il cui nome significa “città dell’immortalità” è conosciuta per la pagoda Pahtodawgyi e soprattutto per il U – Bein Bridge, il ponte pedonale in legno di teak più lungo e più fotografato al mondo, soprattutto nelle ore dell’alba e del tramonto.
Inwa, capitale birmana per ben quattro volte, ideale da visitare in bicicletta o in calesse. Tra i suoi siti più interessanti il Bagaya Kyaung, il monastero buddista in legno di teak e la Yadanasimi Paya, complesso formato da tre statue di Buddha ed alcuni stupi in mattoni.
Sagaing, un paesino verdeggiante in mezzo a colline pieni di stupa, è un centro spirituale di primaria importanza, dove vivono migliaia di monaci. Tra gli edifici più noti il Pon Nya Shin Paya, di cui la leggenda narra che intorno al 1300 sia comparso per magia nel corso di una sola notte.
Dal 2015 questo lago, il secondo più grande della Birmania, è patrimonio UNESCO. Ogni scorcio di paesaggio, ogni villaggio interamente in bamboo costruito sull’acqua, ogni coltivazione presente, sino ai magnifici colori di cui si tinge all’alba e al tramonto, rende questo luogo unico al mondo.
Attuale capitale dal 2005, situata nella parte centrale del Paese, Naypydaw non offre al turista molte attrazioni da vedere. Nel caso si avessero un paio di giorni a disposizione, il miglior modo di vivere questa città è avvicinarsi alla conoscenza delle tradizioni e della cultura birmana. Tra i luoghi da visitare non può mancare: la Pagoda Uppatasanti, che ospita la reliquia del dente di Buddha, il Parco Safari, con oltre 100 specie di animali selvatici e il Museo delle Gemme, dove si trovano esposti il più grande rubino della Birmania e la perla più grande al mondo.
Destinazione ideale per chi si sente a suo agio nella natura incontaminata, Kalaw è la meta prediletta dagli amanti del trekking: si tratta di una piccolissima città in cima ad un colle, adornata da edifici dell’epoca coloniale, dove sorge un mercato in cui si possono acquistare prodotti locali. Oltre a sentieri, tra qui quello per andare al sopracitato Inle Lake, a 45 minuti di macchina si può visitare il famoso Green Elephant Camp, sito dedicato alla cura degli elefanti non più adatti a lavorare nei campi.
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Altra località adatta per chi ama camminare, nota anche come Mount Victoria, una montagna alta 3053 metri, una delle punte più alte di tutto il Sud-Est asiatico. Dal 1994 è una zona protetta del Parco nazionale, nella quale sorge la cittadina di Mindat, resa magica dalle donne con i tradizionali tatuaggi in faccia.
Conosciuta anche come il terzo luogo di pellegrinaggio della Birmania, la Golden Rock, è famosa per lo stupa costruito sulla sommità di un grande masso ricoperto da foglie d’oro. La leggenda narra che Buddha donò una ciocca di capelli ad un eremita, donata a sua volta al re con l’intento di conservarla sotto una roccia come reliquia; la roccia “giusta” venne trovata in fondo al mare, ma il luogo “giusto” fu ritenuto il monte Kyaiktyo; si racconta che fu proprio la ciocca di Buddha a permettere alla roccia di mantenersi ben salda al monte dove fu trasportata.
Questa piccola cittadina circondata da montagne è una delle mete più adatte per chi ama l’avventura e l’esplorazione: ricca di spettacolari caverne a pochi passi dal centro, ampia di sfide per raggiungere magici traguardi in cima alle montagne, ripagando la fatica con viste da togliere il fiato. Se non fosse abbastanza, all’interno della Sadan Cave, una grotta ricca di statue di Buddha, una grossa sorpresa vi attende: un laghetto segreto molto suggestivo.
Di sicuro i mezzi più utilizzati per raggiungere le principali mete sono gli autobus, altrimenti i treni. I primi meno cari dei secondi; seppur non particolarmente comodi, sono il mezzo migliore per lunghi viaggi anche notturni. Altre soluzioni per brevi spostamenti sono i traghetti.
La Birmania ha un clima tropicale, con una stagione umida (stagione delle piogge) che va da maggio ad ottobre ed una stagione secca da dicembre a marzo, con temperature alte e precipitazioni praticamente assenti. I mesi più caldi dell’anno sono quelli di marzo ed aprile, con temperature che a volte sfiorano anche i 40° C. Vi sono poi zone montuose, dal clima mite o fresco, ma anche una porzione himalayana all’estremo nord, molto fredda.
Per prima cosa c’è da dire che la colazione per i birmani è probabilmente il pasto più importante, rendendolo quasi il principale. La colazione offre sia una versione salata sia dolce: dall’ottimo tè, arricchito con latte fermentato, al coffe mix, una bevanda di caffè, latte e zucchero, il tutto accompagnato da Ei Kyar Kway, delle deliziose frittelle, oppure dalla Paratha, cosparsa di zucchero o servita con ceci, sino a dei dolci ripieni al cocco. Se invece si predilige una colazione salata il Mohinga è l’ideale: una zuppa di brodo di pesce e noodles, servita con dei cracker croccanti; diversamente i Chapati, tradizionalmente indiani sono un cibo molto diffuso per iniziare la giornata. Tra le scelte più occidentali non possono mancare le uova fritte da accompagnare a riso e pane tostato.
Per quanto riguarda pranzo e cena, i piatti birmani offrono parecchie possibilità, che variano da regione in regione, con diverse influenze di altri Paesi come India e Cina: assolutamente da provare i Curry birmani; si può scegliere tra carne, pesce o verdure per accompagnare il riso bianco; insieme al curry scelto, a seconda del ristorante, non arrivano meno di altri tre piattini, di solito costituito da verdure, salse e patè.
Tra le varie possibilità anche dei Noodles saltati in padella con verdure e pollo, oppure con una ricca zuppa. Se si è indecisi tra le due, consigliamo la Shan noodles salad, sottili noodles di riso serviti con verdure, sesamo e arachidi sia in versione asciutta sia accompagnata da un brodo leggermente agrodolce. Non mancano le insalate, una tra tutte, il piatto nazionale Tea leaves salad, preparata con foglie di tè macerate, oppure una semplice insalata di pomodori e cipolle o spinaci e fette di lime. Per quanto riguarda il food street, a far da padroni sono gli spiedini di verdure, tofu, carne, pesce, o molto spesso anche di interiora.
Per quanto riguarda i dolci, il protagonista assoluto è il cocco: lo si trova in varie tortine, ma anche insieme ai fagioli rossi nei Kauk Mote, dei pancake arrotolati. Il cocco viene anche usato nel Falooda, un mangia e bevi a base di sciroppo di rosa, basilico dolce, piccole gelatine alla frutta e latte. Non per ultimo il Htamanè, uno sticky rice costituito da un riso dal colore violaceo.
POPOLAZIONE: 53,71 MILIONI
SUPERFICIE: 676,575 KM QUADRATI
LINGUA PRINCIPALE: SPAGNOLO
SECONDA LINGUA PIU’ POPOLARE: INGLESE
MONETA: COLON COSTORICANO (1 COLON = 0,014 EURO)
PREFISSO TELEFONO: +506
DOCUMENTI: PASSAPORTO CON VALIDITA’ RESIDUA DI ALMENO 6 MESI
Fonte video: “Myanmar – A World Unseen // Bagan, Mandalay, Dawei and Yangon in 4K // Cinematic Travelvideo” di Sebastian Bretz
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