Scopri Polinesia Francese
Polinesia – Guida Viaggi e Informazioni
Benvenuti in paradiso, benvenuti in Polinesia…uno dei luoghi più romantici del mondo.
Attraversate le sabbie color avorio e lasciatevi trasportare dalla brezza mite del Pacifico mentre l’acqua scorre sotto i vostri piedi; nuotate insieme alle tartarughe in acque turchesi e scoprite gloriosi tramonti in ambienti incredibili.
La Polinesia francese è un luogo magico appartenente alla Francia e situata nel sud dell’Oceano Pacifico. La sua capitale e città più popolata è Papeete, situata sulla più grande isola di tutte: Tahiti. La Polinesia è governata dallo stesso sistema della Francia (una repubblica parlamentare) poiché è la sua madre patria, anche se ha una propria assemblea legislativa.
Tahiti si estende su un territorio marino di cinque milioni di chilometri quadrati e conta centodiciotto isole distribuite in cinque arcipelaghi con caratteristiche diverse.
Se qualcosa caratterizza la Polinesia Francese è il colore dell’acqua turchese e il contrasto drastico che si produce con il blu più intenso dovuto alla formazione vulcanica delle isole.
Quando sorsero, il corallo circondava la formazione vulcanica come contorno. Con il passare del tempo, questo corallo guadagnò terreno cannibalizzando la superficie iniziale. Ciò ha fatto sì che le isole fossero costituite essenzialmente da fondali marini di corallo, il che ha reso il fondale bianco. Il colore turchese dell’acqua della Polinesia francese è il risultato, da un lato, del fondo bianco corallino e, dall’altro, di una profondità inferiore rispetto al resto dell’oceano. Questi due fattori, il corallo e la poca profondità, favoriscono l’incidenza dei raggi del sole, creando quel colore turchese dell’acqua delle lagune proprie della Polinesia Francese. Quando vediamo una linea di demarcazione perfettamente tracciata tra l’acqua turchese e il blu intenso, è perché la parte più scura è più profonda.
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Questo Arcipelago è composto da otto isole di origine vulcanica e da cinque atolli. Il gruppo delle isole di Barlovento comprende Tahiti, la sua incantevole isola sorella Moorea, l’atollo paradisiaco di Marlon Brando Tetiaroa e le piccole Maiao e Mehetia. Il gruppo delle isole del Sotavento, per lo più isole montane, comprende: Huahine, Bora Bora, Ateraia, Taha’a e Maupiti.
Le Isole Tuamotu sono formate da 77 atolli sparsi su un’area di 1.497 chilometri e rispecchiano la loro reputazione. Queste isole sono un insieme di atolli, ognuno ha la propria laguna e una cintura di coralli, l’ecosistema più propizio per la coltivazione di pelati. Le isole più visitate di questo arcipelago sono: Rangiroa, Tikehau, Manihi e Fakaravasituate; situate al confine del mondo, sono un vero Eden. Le piantagioni di cocco coprono i motu (isolotti) della barriera corallina, la bellezza cristallina delle lagune e l’esclusivo mondo sottomarino fanno delle Tuamotu un gruppo di isole uniche nel loro genere.
Situato a più di 1.600 km a sud-est di Tahiti e appena oltre le Tuamotu, questo arcipelago è il più remoto e normalmente al di fuori dei percorsi turistici tradizionali. Queste isole offrono uno spettacolo singolare, circondato da mistero e storia. L’Isola Mangareva è la principale e conta solo un migliaio di abitanti insieme alle altre tre isole montagnose che si affacciano sulla stessa laguna: Akamaru, Aukena e Taravai, con una decina di isolotti: i cosiddetti motu.
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Natura selvaggia, spiagge fantastiche, scogliere spettacolari e rovine avvolte dalla natura, sono un insieme di isole vicine all’equatore, con montagne ripide e imponenti paesaggi da levare il fiato. Situate a 1.500 km da Papeete, offrono al viaggiatore l’esperienza di una vita. I Marchesani chiamano le loro isole “Terra degli uomini” o “Te Henua ‘Enana”. Le principali sono: Nuku Hiva, Hiva Oa, Ua Pou e Ua Huka.
Hiva Oa è stato l’ultimo rifugio di Gauguin. L’isola, come il resto dell’arcipelago, è formata da pietra nera vulcanica. Il paesaggio costiero offre un rilievo ripido con scogliere di diverse centinaia di metri di altezza sormontati da una fitta giungla. Visto da lontano, agli occhi dei viaggiatori si compone uno scenario misterioso e affascinante.
Nel piccolo cimitero della località di Atuona riposano i resti del pittore posti su una collina con una privilegiata vista sulla baia. Appena si entra, appare la lapide del musicista belga Jaques Brel. Bisogna salire alcune terrazze per trovare la semplice tomba di Gauguin posta in un angolo come a non voler disturbare. La struttura è composta da pietre nere riportante il nome e la data del suo decesso (1903) scritta con pittura bianca, il tutto protetto da un albero e decorata con fiori.
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Situate a più di 600 chilometri a sud di Tahiti conserva quasi intatto l’aspetto più esotico, selvaggio e mistico della Polinesia e rappresentano l’ultima frontiera della Polinesia Francese.
Questo arcipelago è composto dalle isole; Rurutu, Tubuai, Raivae e Rapa.
Il “Mana” è qualcosa di difficile da spiegare, e solo se si arriva in Polinesia con gli occhi e il cuore ben aperto, si riuscirà a sentirlo. Il Mana è quella sensazione che trasformerà questo posto in qualcosa di unico, e che vi farà desiderare solo di poter tornare per sentirlo di nuovo.
“Mana” sarà sempre una parola strana per chi non ha visitato Tahiti, e i più ‘impuri’ penseranno che sia un concetto di marketing per attirare turisti. È esattamente il contrario. È considerato un potere spirituale, irrazionale ed eccezionale, ed è molto radicato nella cultura locale.
Mana è la forza della Polinesia, è l’energia che viene emanata dalla natura, dalla gente, dagli animali, la qualità dell’anima del luogo. È ciò che ti rende più forte, più calmo. Solo se visiterai queste isole potrai sentire quell’energia sacra e capirla.
Quell’energia che ti disconnette da ciò che ritieni importante ogni giorno e ti connette in modo insolito alla natura e ai suoi ritmi, ai suoi colori, ai suoi profumi. Il Mana può essere oggetto, come può essere un verbo che distingue qualcosa, si può avere mana, o dare mana. È qualcosa di concreto ma etereo nello stesso tempo. Rappresenta tante nozioni che non sono facili da capire e da cogliere per un viaggiatore poco attento.
Visitando alcune delle isole della Polinesia e contemplando tranquillamente i loro paesaggi, entrerete in piena sintonia con il sorriso sincero della gente, e allora sarete in grado di sentire quella vibrazione. La Polinesia non è la classica destinazione solo fatta da meravigliose spiagge dove gustare un cocktail in un open bar, dove festeggiare tutta la notte; se questo è l’obiettivo, la Polinesia non è il posto adatto a voi e non vi piacerà. La Polinesia è un luogo dove è possibile ricollegarsi alla natura, che sarà capace di farvi vivere seguendo quel ritmo che solo lei è in grado di regalare.
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Sarebbe iniquo mettere da parte una delle ragioni principali per pianificare un viaggio in Polinesia Francese: la sua natura imponente. Una Natura fatta di colori incredibili delle sue acque cristalline, di sorprendenti montagne e di profusione di fiori che crescono in ogni angolo di questa terra. Questa è una natura che si esprime attraverso una diversità marina impressionante. È un luogo dove si possono vedere pesci e specie marine che altrove sono difficili da trovare.
Con acque di straordinaria visibilità che sono un paradiso per lo snorkeling e le immersioni subacquee professionali, le isole dell’arcipelago delle Tuamotu sono una destinazione eccezionale per queste attività. Ma le altre isole non deluderanno mai, avendo in ognuna una peculiarità che vi lascerà senza fiato.
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Su ogni isola troverete sicuramente qualcosa di specifico in cui gli abitanti sono specializzati: a Moorea sono gli ananas e i loro derivati, a Tahaa la vaniglia, mentre le perle si trovano in varie isole ma il loro zenit si trova nell’arcipelago delle Tuamotu.
L’artigianato locale della Polinesia è ricco e tutto da scoprire.
Senza dubbio, la coltivazione di perle è il lavoro artigianale più importante della Polinesia. La produzione di gioielli è diventata un’importante industria locale: troverete cose bellissime, anche a prezzi molto accessibili se evitate i grandi produttori e vi rivolgete ai piccoli artigiani.
La lavorazione del legno e del cocco, proveniente essenzialmente dalle Isole Marchesi, la troverete spesso nell’arco del vostro viaggio. Generalmente vengono riprodotte le figure che sono localmente importanti: i tikis, gli animali sacri (squali, razze, tartarughe…), insieme ad elementi intagliati che raccontano storie o rappresentano divinità locali.
Un “must” dell’artigianato locale è il pareo, non quello che viene dall’Indonesia! Spesso è un’attività di produzione proposta ai turisti, affinché si facciano il pareo da soli. Alcuni artigiani infatti spiegano come dipingere i tessuti utilizzando il metodo tradizionale, ottenendo i colori attraverso elementi che si trovano in natura.
Il Monoi, onnipresente, è la specialità delle isole, nato dall’unione tra il fiore di tiare e il cocco. Questo fiore è ovunque, e lo riceverete spesso come regalo quando arriverete da qualche parte. La tradizione racconta che l’odore unico di questo fiore è stato intrappolarlo in un vaso di cocco e da lì è nato quello che oggi conosciamo come l’olio di Monoi, unico e inimitabile.
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Il Cuore della Polinesia passa attraverso le danze tradizionali che raccontano la storia e il loro rapporto con l’ambiente e le persone. Le danze tradizionali in Polinesia non sono un elemento prettamente turistico, non sono fatte per divertire il turista, erano lì, da sempre, ed il turista ne è solo diventato il fortunato spettatore: tutti ballano, tutta la comunità partecipa in qualche modo alle danze, tutti fanno qualcosa. Tutto ciò è ben visibile durante il più grande festival: l’Heiva, organizzato ogni anno per un mese tra giugno e luglio. Tutti gli abitanti producono gli ornamenti, i costumi naturali, il cibo per coloro che ballano, fino a quello che si prende cura dei bambini. Gli stessi gruppi di danza sono appartenenti alla comunità e non sono ballerini professionisti.
Ci sono diversi tipi di danze in Polinesia, e sono facili da distinguere. Dalla danza forte e virile delle Marchesi alla danza più delicata di Tahiti.
All’interno della danza tahitiana si distinguono 4 stili:
1 – Otea: danza riservata agli uomini, e un po’ guerriera
2 – Aparima: danza in cui la storia si racconta attraverso i gesti delle mani
3 – Hivinau: i ballerini danzano in cerchio, mentre un solista maschile lancia una frase che il coro ripete come un mantra
4 – Pa’o’a: in un semicerchio un solista lancia un tema al quale il coro risponde, una coppia si alza e fa una breve danza all’interno del cerchio sostenuta dagli ‘hi’ e ‘ha’ degli altri.
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Il clima nella Polinesia francese presenta poche variazioni. Da novembre a marzo è quando le temperature sono generalmente più alte e ci sono più probabilità di precipitazioni, e da aprile a ottobre il clima è più temperato e secco.
Le Isole di Tahiti godono di un clima tropicale e l’apice di ore di sole è di 3.000 all’anno negli Atolli Tuamotu, questo fa della Polinesia tra i luoghi con più ore di sole mondo! La temperatura, che è piuttosto costante, è rinfrescata dagli alisei del Pacifico che soffiano tutto l’anno. La temperatura media è di 26°C come quella dell’acqua delle lagune. Più lontano dall’equatore, negli arcipelaghi più meridionali (Australi e Gambier) le temperature sono più fresche.
Tahiti e le sue isole, contrariamente a quanto si pensa, non sono solo una destinazione di sole e spiaggia.
Le isole polinesiano sono molto diverse tra loro e in ognuna di esse si possono fare diverse attività. Dai percorsi in Quad e 4 x 4 all’interno di Moorea, fino a nuotare con razze e squali a Bora Bora, oppure fare immersioni a Rangiroa o Tikehau.
Viaggiare in Polinesia Francese è uno di quei regali che tutti dovrebbero concedersi almeno una volta nella vita. Visitare le isole di Tahiti, ufficialmente conosciute come la Polinesia Francese, è godere di uno degli ambienti più spettacolarmente belli e diversi del mondo, e suppone di impregnarsi del “mana”, quella forza cosmica che sorge dal cuore polinesiano e che semplicemente avvolge e rinnova tutto: un buon aiuto per evadere dal presente e sognare il futuro.
Dal primo minuto che i vostri piedi calpestano Tahiti ed una sorridente tahitiana vestita con il suo tradizionale pareo, vi accoglie con una collana di fiori profumati al saluto tradizionale di “Ia Ora na e manava” (ciao e benvenuto), inizierete a sentire qualcosa di strano che lentamente invade ogni parte del vostro corpo. Olfatto, vista, udito… tutti i tuoi sensi si attivano e iniziano a connettersi in un modo quasi mistico.
Durante il viaggio, quel sentimento continua a crescere mentre ti lasci trasportare dall’essenza e dalla personalità di ogni isola. Per conoscere veramente la Polinesia francese si consiglia di visitare almeno 3 o 4 isole dove trascorrere in media due o tre notti. Verso la fine del viaggio avrai imparato che non è una cosa casuale, ma che quel misticismo chiamato “mana” è presente in ogni ambito e in ogni essere della vita tahitiana.
Delle 118 isole che compongono la Polinesia francese, solo 67 sono abitate e solo una manciata sono accessibili durante un viaggio turistico. Alcune note a livello internazionale come Bora Bora e altre leggermente più discrete come Tikehau o Rangiroa, ti insegneranno ad apprezzare le piccole sfumature, la diversità paesaggistica e le differenze culturali di ciascuna, ma sempre con lo stesso filo conduttore: la radicata cultura ma’ohi. Ci sono cinque arcipelaghi importanti: Tuamotu, Marquesas, Gambier, Austral e Islas de Sociedad, le più conosciute. Tutte hanno in comune un delizioso mix di culture polinesiane e francesi, e un clima tropicale costante.
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Incoronata da maestose vette a forma di cerchio, Tahiti, la più grande isola della Polinesia francese, si erge sull’oceano come una regina orgogliosa. L’interno montagnoso ospita valli sacre, ruscelli di acque cristalline e imponenti cascate. Tahiti è il centro nevralgico della Polinesia Francese, è il luogo dove si trovano la capitale e l’aeroporto internazionale: il primo posto che accoglie tutti i viaggiatori.
L’isola di Tahiti, di origine vulcanica, offre spiagge di sabbia nera e viste mozzafiato dai suoi monti e belvedere. La maggior parte della popolazione si raduna intorno alla costa, quindi l’interno rimane quasi intatto.
Visitando Tahiti, l’isola rivela lentamente tutta la sua bellezza. Può essere esplorata in molti modi diversi: le spiagge di sabbia nera della costa orientale, quelle di sabbia bianca della costa occidentale, i luoghi di immersione subacquea, gli spots di surf più accessibili o più impervi, le cime di montagna e le valli rigogliose, il mercato colorato di Papeete, e molto altro ancora.
Papeete, la vivace capitale, il cui nome significa “cesto d’acqua”, un tempo luogo di ritrovo dove i tahitiani andavano a riempire le loro zucche con acqua fresca, è il centro nevralgico del territorio, ospita alberghi di livello internazionale, Spa, ristoranti raffinati, locali notturni, vivaci mercati, musei, negozi di perle e negozi.
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A soli 30 chilometri dalla capitale si trova l’isola di Moorea, la seconda dell’arcipelago della Società. Quest’isola vulcanica offre il perfetto equilibrio tra mare e montagna permettendo ai visitatori di godere di una delle più belle lagune del paese, dove praticare snorkeling o immersioni nelle sue acque cristalline. All’interno, le ripide montagne si perdono tra le nuvole progettando un paesaggio naturale dai toni smeraldo, serpeggiando attraverso cascate e boschi di felci.
…..con delle vette alte e brusche, coronate da nubi. Le cascate poetiche cadono sui pendii ricoperti da felci. Prati miti fiancheggiati da cime dai toni verde smeraldo ti faranno capire ancora una volta la maestosità della natura e la laguna blu brillante di Moorea incarna l’immagine idilliaca dei Mari del Sud. Case color pastello, circondate da giardini d’ibisco, circondano l’isola formando una collana di villaggi dove la vita è semplice e autentica. Stimoleranno i tuoi sensi e ti ricorderanno quanto può essere meravigliosa la vita: “La vie heureuse” (“la vita felice”) come dicono a Tahiti.
Colorata, florida e radiosa, l’isola di Moorea è un piacere per tutti i sensi. In qualsiasi momento è un lusso passeggiare nei giardini e sulle bianche spiagge di sabbia fine. Gli innumerevoli fiori dei giardini naturali e delle piantagioni di ananas, ti rapiranno mentre ti abbandonerai al suono dell’ukulele sotto un albero di purau.
E oltre al mare, meraviglioso e spettacolare, Moorea offre una moltitudine di bellezze interne nascoste dove poter realizzare un trekking seguendo i passi di Capitan Cook fino al Mirador O’Belvedere. Passeggiare all’interno di Moorea, significa attraversare immense piantagioni di ananas, banane e altri frutti esotici che si possono assaporare apprezzando il gusto naturale dell’autentico.
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A Moorea potrete anche iniziare a sperimentare i sapori della cucina locale. Sarete sorpresi da molti dei suoi piatti di ispirazione francese, ma con il grande tocco che apportano i prodotti e sapori autoctoni. Abbondano i frutti e i pesci, la frutta leggendaria dell’albero del pane o ‘uru, la noce di cocco, le decine di varietà di banane, tra cui l’incomparabile banana maschio arancio o fe’i, i vari tuberi come il taro, la tarua, l’ufi o la ‘umara che costituiscono la base della cucina delle isole. Papaya, manghi, ananas, angurie, pompelmi e lime, accompagnati da un po’ di vaniglia, servono per confezionare gustosi dolci per finire un pasto tipico delle isole di Tahiti.
……il mahi mahi o i pesci pappagallo sono gusti fondamentali nei menù dei piatti tipici polinesiani. Spesso si mangiano crudi, a volte marinati in succo di lime e latte di cocco, come nella celebre ricetta del “pesce crudo alla tahitiana”. Tutti questi alimenti tropicali vengono cucinati nel tradizionale ahima’a, forno polinesiano dove si cuociono frutta, verdura, suinetti, pollo con spinaci locali e altre meraviglie come i po’e o masse di frutta locale. Tutto questo innaffiato con latte di cocco fresco e cremoso.
Ci sono anche circuiti turistici alla scoperta dei sapori delle isole durante picnic con i piedi in acqua, organizzati su una spiaggia o un motu (isolotto). Queste escursioni offrono la possibilità di mangiare pesci appena catturati, tra cui il gustoso ume, l’imperatore delle lagune.
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Prima dell’arrivo a Bora Bora, si può ammirare dall’aereo l’impressionante profilo di quest’isola. La silhouette del monte Otemanu che si rispecchia sulla laguna dalle varie tonalità blu turchese, è una scena degna di essere ammirata dall’alto. Ma questo è solo l’inizio, perché la varietà di specie presenti in questa laguna gli hanno conferito la fama internazionale di miglior spot dove fare snorkeling e immersioni.
Situata a 50 minuti di volo da Tahiti o Moorea, Bora Bora, con una laguna che sembra la tavolozza di un pittore dai toni azzurri e verdi brillanti, provoca nel visitatore un vero e proprio colpo di fulmine. Gli innamorati di tutto il mondo si recano sull’isola per ammirare gli ibiscus che crescono sulle colline e sulle valli del monte Otemanu, insieme ai motu coperti di palme che circondano la laguna come una delicata collana.
Bora Bora offre spiagge di sabbia bianca perfette che lasciano il posto alle acque di un azzurro intenso dove pesci tropicali multicolori si muovono attraverso coralli unici, avvicinandosi alla riva talmente tanto da poterli apprezzare anche senza occhiali da immersione. Si potrebbe facilmente definire come l’incarnazione del romanticismo, dove i resort e le spa di lusso sono sparsi per l’isola offrendo bungalow su palafitte, ville con tetto di paglia e un ambiente magico. Bora Bora è una delle isole più belle del mondo.
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La Perla del Pacifico, come viene definita Bora Bora, si distingue per la sua caratteristica geografia. L’isola principale, un antico vulcano già estinto, è circondata da diversi isolotti di corallo chiamati motu; questi creano al centro un’ampia laguna di corallo, sede di un’ampia varietà di specie marine come gli squali limone e molti altri.
L’isola ha una lunghezza di 32 chilometri, quindi è perfetta per andare in bicicletta e godere tranquillamente di tutto il suo fascino. La spiaggia più popolare si chiama Matira, ma solitamente il turista preferisce soggiornare in un resort situato in uno dei motu da cui si accede direttamente alla laguna.
Le escursioni sull’isola non saranno certo meno sorprendenti. Esplorando i vari percorsi troverete resti archeologici come i Marae o alcuni rifugi e cannoni della II Guerra Mondiale, accanto a spettacolari “belvedere” da cui poter ammirare tramonti inimmaginabili.
La vita rallenta sull’isola di Taha’a. Questo posto tranquillo vi permetterà di vivere la vostra vacanza con il ritmo tradizionale dei tahitiani. La semplice bellezza di quest’isola a forma di fiore è dovuta alle sue dolci montagne, circondata da minuscoli motu con spiagge di sabbia bianca brillante. L’aria carica del profumo di vaniglia soffia generando una brezza che scende dai pendii occupati dalle numerose piantagioni autoctone di questa spezia. I dolci aromi si diffondono nell’oceano annunciando la presenza dell’isola molto prima che sorga all’orizzonte. L’isola di Tahaa condivide la sua laguna e scogliera con quella di Raiatea che molti considerano la sua sorella maggiore. Questa piccola isola conserva il suo fascino naturale e lo stile di vita tradizionale permettendo ai suoi visitatori un approccio più autentico alla cultura e agli usi degli antichi polinesiani.
Comunemente conosciuta come l’Isola della Vaniglia, è qui che si trovano le piantagioni più grandi e importanti di tutto il paese. A Taha’a si ottiene l’80% della produzione totale della Polinesia Francesca. Per questo si sente sempre un dolce e delicato profumo di vaniglia mentre si percorre l’isola o si naviga nella sua laguna. Scoprirete tutti i segreti della vaniglia nel suo ambiente naturale e questo vi permetterà di apprezzarla ancora di più.
I visitatori amano provare la vaniglia tahitensis, una specie unica e molto preziosa che ha il sapore del Paradiso. Per coltivarla è richiesto un know-how che si acquisisce con il tempo e molta esperienza. Come alchimisti molto pazienti, gli specialisti manipolano la vaniglia per lunghi mesi prima di avere il risultato finale.
Chi visita quest’isola non può perdere l’occasione di scoprire il Giardino di Corallo di Taha’a, una fattoria di perle e distillerie di rum molto presenti nelle zone interne. Per i più avventurosi ci sono due percorsi escursionistici che attraversano l’esotica giungla verso i monti Puurauti e Ohiri: se siete in forma sono assolutamente da provare.
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Santuario per uccelli, tartarughe e tutti i tipi di specie marine, Tetiaroa è venerata dai tahitiani che la considerano un luogo sacro. Così sacro che un tempo questo atollo con spiagge di sabbia bianca e noci di cocco era il luogo di vacanza riservato alla regalità tahitiana. Non sorprende che Marlon Brando si sia innamorato del luogo durante le riprese del ” Gli Ammutinati Del Bounty ” nel 1960 e poi sia diventato il proprietario, e ancora oggi appartiene alla sua famiglia. Oggi puoi seguire le orme dei re e delle stelle di Hollywood prendendo un volo privato di 15 minuti da Tahiti o Moorea.
L’isola di Tetiaroa è un luogo unico all’interno dell’arcipelago della Società. A differenza delle isole vicine, questo è un atollo corallino con un ecosistema molto particolare, è dimora abituale di una grande varietà di specie endemiche. Tetiaroa ospita una delle colonie di uccelli più importanti della Polinesia, gli uccelli si riproducono in quest’oasi di pace disabitata e il loro ambiente deve essere preservato in tutti i modi possibili.
Inabitata per secoli Tetiaroa permette ai suoi visitatori di isolarsi dal resto del mondo, ascoltando solo il suono della natura e riconnettersi con il loro io interiore mentre passeggiano tra le sue spiagge di sabbia bianca, palmeti o attraversando a nuoto la grande laguna.
I meravigliosi benefici di quest’isola erano da tempo note, infatti le antiche dinastie monarchiche della Polinesia si trasferivano qui per riposare. Nel 2014 è stato inaugurato l’esclusivo boutique hotel The Brando Resort, conosciuto a livello internazionale come esempio di sostenibilità e sviluppo di progetti per la cura dell’ambiente naturale. Inoltre, è considerato uno degli hotel più lussuosi ed esclusivi del mondo. Praticamente invisibili dal mare, le 35 residenze si integrano meravigliosamente nel magnifico paesaggio.
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Questo festival si svolge alla fine di giugno e dura fino al 14 luglio, giorno della Presa della Bastiglia in Francia. In questi giorni, gli abitanti della Polinesia di tutti gli arcipelaghi si recano a Tahiti per partecipare o godersi competizioni sportive, spettacoli di danza, sfilate, concerti… oltre a danze tradizionali e fiere di artigianato locale.
Questo è l’evento sportivo nazionale per antonomasia. Si svolge dal 19 al 21 ottobre di ogni anno. Questa gara consiste in una regata di imbarcazioni tradizionali polinesiane con tre tappe: Huahine, Raiatea e il spettacolare arrivo a Bora-Bora. Dopo l’arrivo, la festa continua con danze e musiche tradizionali.
Documentazione Richiesta per Viaggiare In Polinesia
La documentazione richiesta per i cittadini italiani che desiderano recarsi in Polinesia è la seguente:
Per recarsi nella Polinesia francese non è necessario richiedere un visto, a condizione che sia presentato il passaporto in vigore con validità minima di sei mesi e il biglietto di ritorno (entro massimo 3 mesi)
Per viaggiare in Polinesia si consiglia di indossare abiti comodi, leggeri, freschi e traspiranti. Un impermeabile e qualche indumento leggero a maniche lunghe per la notte. Inoltre è consigliabile indossare crema solare e cappellini per proteggersi la testa ed evitare insolazioni.
Per quanto riguarda le infrastrutture sanitarie, la Polinesia dispone di buone strutture sanitarie, sia pubbliche che private. Le principali isole dispongono di farmacie e negozi dove è possibile acquistare prodotti igienici senza problemi. Non è necessario alcun vaccino, ad eccezione del certificato di vaccinazione contro la febbre gialla e il colera per tutti i passeggeri provenienti da zone infette, secondo le zone stabilite dall’Organizzazione mondiale della sanità.
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220 V. Si utilizzano spine a due poli di tipo C ed E, simili a quelli utilizzati in Italia.
La gastronomia polinesiana è una cucina semplice ma varia. I principali ingredienti sono il pesce, le verdure e la frutta, ma anche la carne è presente nei piatti dei polinesiani. Ha influenze della cucina asiatica e ovviamente quella francese. Tra i suoi piatti più rappresentativi possiamo gustare: il poisson cru, pesce crudo marinato con limone, latte di cocco e gamberetti; le chevrette, che sono un tipo di gambero grande e gustoso che vive nelle acque della Polinesia; O il ma’a tinito, un pasticcio di maiale con peperoni rossi e maccheroni. Inoltre, in quasi tutti i luoghi si può gustare qualsiasi tipo di cucina internazionale.
Dare la mancia nella Polinesia Francese non è consigliabile, perché va contro lo spirito ospitale che hanno i polinesiani.
La popolazione totale delle isole che compongono la Polinesia francese è di 245.500 abitanti, di cui 169.600 vivono a Tahiti. Le principali etnie sono composte da Europei, asiatici e di razza maori.
Il francese e il tahitiano sono le lingue ufficiali e l’inglese lo parlano quasi tutti.
La Polinesia francese è un territorio d’oltremare francese nel Pacifico.
Tra il 1946 e il 2003 la Polinesia francese ha mantenuto lo status di territorio d’oltremare (Territoire d’outre-mer). Dal 2004 è una Collettività d’Oltremare (Collectivité d’outre-mer). è disciplinata da uno statuto di autonomia interna che conferisce ampi poteri agli enti locali
Lo Stato francese è rappresentato da un alto commissario nominato dal governo centrale. Egli è incaricato delle relazioni esterne, della giustizia, della difesa nazionale, della polizia e della politica monetaria.
Il Territorio, rappresentato a Parigi da due deputati, un senatore e un consigliere economico e sociale, conserva il controllo degli altri poteri pubblici. Tra questi figura il legislativo, gestito da un’assemblea di 30 membri eletti ogni 5 anni.
Il potere esecutivo è guidato da un presidente, eletto dal l’assemblea territoriale, che a sua volta elegge i propri ministri.
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47% Protestante.
37% Cattolica.
Resto: Metodisti, mormoni, avventisti, ebrei, testimoni di Geova e alcuni buddisti tra la colonia cinese.
Il franco del Pacifico – Cour de Franc Pacifique (CFP).
Banconote da 500, 1000 e 5000 franchi.
Monete da 1, 2, 5, 10, 20, 50 e 100 franchi.
Le più accettate sono le valute statunitense, australiana, neozelandese e, naturalmente, l’euro.
Carte di credito abitualmente accettate:
Si accettano le carte di credito più comuni, ma non sempre nei negozi o nei ristoranti.
American Express, Visa, Mastercard e Bank of America.
Breve Descrizione Storica
Popoli nomadi polinesiani provenienti da Samoa arrivarono su grandi catamarani nell’arcipelago delle Società intorno all’800 a.C. Due secoli dopo fu da Tahiti e Raiatea che partirono i gruppi che colonizzarono le isole Cook e la Nuova Zelanda. La società polinesiana era fortemente gerarchizzata. I capi possedevano un potere assoluto di carattere ereditario su schiavi e plebei. La pratica della religione era focalizzata su templi sacri chiamati “maraes” dove i sacerdoti offrivano sacrifici agli Dei polinesiani. Piccole guerre e lotte erano comuni ma il cannibalismo, molto frequente in altre isole del Pacifico era molto meno diffuso.
Le spedizioni spagnole del XVI secolo guidate da Magellano, Mendaña e Quiro hanno visitato le Marchesi e Tuamotu ad est di Tahiti, ma questa è stata ufficialmente scoperta solo nel 1767 da Samuel Wallis. Lo seguì Louis-Antoine de Bouganville un anno dopo, e i due capitani reclamarono quest’isola da sogno per i loro rispettivi re in Inghilterra e in Francia. Il capitano Cook, a sua volta, è stato quattro volte tra il 1769 e il 1777 con due soggiorni a Bora Bora. Ma la visita più ricordata è quella di Fletcher Christian e del capitano Blight a bordo della HMS Bounty nel 1788. Il famoso ammutinamento ha avuto luogo in acque frizzanti poche settimane dopo che lasciarono Tahiti, ma tre film di Hollywood hanno fortemente associato l’epopea del Bounty a quest’isola nella mente del pubblico.
I missionari protestanti che iniziarono ad arrivare nel 1792 ebbero molta più influenza di questi primi esploratori, anche se il loro successo non fu immediato. Dovettero aspettare che nel 1812 il re Pomare II si rendesse conto che aveva bisogno del loro aiuto per conquistare tutta l’isola e convertirsi al cristianesimo. I missionari imposero la loro rigida moralità puritana ai tahitiani costringendoli a vestire in modo occidentale e vietando le danze e i riti che consideravano pagani. Nel processo si perse gran parte del significato della vecchia Polinesia.
I missionari protestanti inglesi lavoravano con i capi tahitiani e quando i missionari cattolici francesi arrivarono nel 1836 la regina Pomare IV li scacciò dal suo regno. Questo fatto fece sì che il governo francese mandasse nel 1838 una fregata chiedendo scuse e concedendo un risarcimento. La regina Pomare accettò le richieste francesi, ma segretamente chiese protezione agli inglesi. La Gran Bretagna non voleva andare in guerra contro la Francia per un remoto arcipelago e nel 1842 la Francia dichiarò Tahiti e Moorea protettorato francese. Nel 1880, con una compagnia francese che costruiva il canale di Panama, le isole cambiarono il loro status legale e divennero una colonia.
Nessun fatto importante è accaduto nella Polinesia francese fino agli anni sessanta del secolo scorso. Dopo l’indipendenza dell’Algeria nel 1962, Charles de Gaulle ha deciso che le prove del programma nucleare francese che in precedenza si svolgevano nel Sahara sarebbero stati trasferiti alle Tuamotu, agli antipodi della Francia. Nel 1961 era stato costruito un aeroporto a Tahiti e le isole furono presto piene di legionari, tecnici nucleari e navi della marina francese. Questo improvviso afflusso di gente e denaro ha cambiato la Polinesia Francese per sempre. Nel 1996 sono stati chiusi gli impianti di prova dei fragili atolli corallini. Le conseguenze ecologiche di questi test sotterranei non sono ancora note.
L’origine della parola tabù, come la conosciamo oggi, viene da un luogo lontano, inaspettato ed eccezionale. In particolare, proviene dai nostri antipodi, cioè dalla Polinesia. E il suo significato originale e storia sono piuttosto curiosi.
Tabù, è una delle poche parole provenienti da quelle terre che abbiamo incluso nel nostro dizionario, insieme alla parola “pareo”. Giunse in Occidente per mano di Marino James Cook, uno dei primi navigatori che approdarono nella Polinesia francese nel 1769 e la cui spedizione aveva il compito di misurare dall’isola di Tahiti, il transito di Venere per calcolare con precisione la distanza tra Venere e il Sole. Ciò permetterebbe a posteriori di calcolare la distanza dal resto dei pianeti, usando le loro orbite relative. Un grande progresso astronomico, da un territorio in cui la tradizione e la mitologia erano fortemente radicate.
Cook, al ritorno dalla sua spedizione ha documentato la parola “taboo” come originale di quelle terre anche se il modo appropriato di scriverla sarebbe stato “tapu” o “kapu”, a seconda delle diverse regioni polinesiane.
Per il popolo polinesiano, il significato della parola tabù va oltre il significato che gli è stato dato in occidente. Lì, qualcosa di tabù, era completamente proibito e non doveva essere solo qualcosa che derivava da un motivo specifico, ma da credenze complesse legate ai sacrifici umani, alla gerarchia, a luoghi sacri o a costumi diversi.
Per esempio, i capi tribù devono mangiare con un bastone perché non possono toccarsi la testa con le mani. Un’altra curiosità legata ai capi era che se fossero entrati in una casa privata, il proprietario sarebbe dovuto uscire. Più tabù sono legati a divieti legati al cibo, il modo di mangiarli, giorni di pesca o caccia proibiti. Altri tabù (dei molti che c’erano) erano quelli di non versare acqua (in alcune regioni) o non andare o ad alcune isole giorni specifici.
I tabù erano legati ad un potere soprannaturale che impediva di compiere determinati atti o di renderli in un certo modo per paura di una punizione “soprannaturale” e in molte occasioni professato dalla tribù saltando un tabù.
Oggi, in Polinesia, il significato di tabù, anche se con un posto tradizionale più radicato di quello che è venuto qui secoli fa, è più vicino all’occidentale e viene a dire che se qualcosa è tabù, o è tabù, è proibito. Un esempio che si può vedere lungo la Polinesia Francese, per esempio, è che fa riferimento a “vietato il passaggio, proprietà privata” che si possono vedere scritte su manifesti nelle diverse piazzole che compongono le diverse isole e dove solo scrivere la parola TABU.
Il significato etimologico di “MARAE” si divide tra la seconda parte “RAE” che significa puro e nobile e la prima “MA”, che fa riferimento ai valori fondamentali della vita, come l’umiltà, l’amore, il rispetto, la bontà, la pace e la bellezza.
La storia dei popoli polinesiani è sorprendente, al di là di ciò che si conosce abitualmente in occidente. La loro cultura è senza dubbio una grande sconosciuta, per essendo estremamente diffusa in tutte le terre emerse del Pacifico.
I Marae sono costruzioni cerimoniali/religiose che possiamo trovare ovunque in Polinesia con diverse forme, dimensioni e rilevanza. Essi rispettano alcuni modelli molto riconoscibili, come i materiali con cui sono costruiti: corallo (Te-Papa-Farepu’a) e basalto (Te-Papa-Māhora); una congiunzione che unisce il cielo, la terra e il mare.
I Marae non sono solo un’offerta agli dei. Possono anche essere di carattere comunitario, per onorare clan, persone o elementi dell’ambiente naturale. Ad ogni cosa o ad ogni essere corrisponde un marae, che unisce a titolo di cordone ombelicale la parte visibile che corrisponde agli umani (Te-Ao) e la parte invisibile che corrisponde agli Dei (Te-Pō).
Le prime costruzioni che possono essere datate, sono circa dell’anno 1400 Dopo Cristo. Con un boom nella costruzione di questi siti a partire dal sedicesimo secolo.
All’interno di una stessa isola, possiamo trovare una moltitudine di queste enclave, rappresentative di diversi ceti sociali. Una delle grandi attrattive delle isole Polinesiane è quella di poter percorrere le loro foreste pluviali e trovare tra la fitta vegetazione, maraes di centinaia di anni, quasi dimenticati dal passare del tempo ma ancora avvolti da un alone di potere inebriante (Ad esempio, il Marae che si trova a Nuku Hiva, sulla strada per la cascata di Vaipo).
Il Marae più importante, meta di un pellegrinaggio annuale con persone provenienti da tutti i punti della Polinesia, è il Marae di Taputapuatea sull’isola di Raiatea.
A tutt’oggi, anche se alcuni sono più visitati di altri o ricevono più offerte, come il sopracitato Taputapuatea, restano luoghi sacri che rappresentano un passato interessantissimo, con una cultura ancora oggi di rilevanza storica importantissima.
Ci sono solo alcune parole tahitiane che sono state integrate nel linguaggio inglese quotidiano, e alcune espressioni sono anche utilizzate dagli stranieri stessi residenti in Polinesia Francese, come, per esempio, “aita pe’ape’a”, che significa «le cose non potrebbero andare meglio». La parola popa’a è spesso utilizzata per fare riferimento agli stranieri.
Anche se il francese è la lingua ufficiale, perchè non imparare un po’ di tahitiano?
Per dire «Buongiorno», utilizzate: «‘Ia ora na!». Se vi viene risposto: «E aha tō ‘oe huru?», che significa «Come stai?», potete rispondere: «Maita’i» (Bene!), «Maita’i roa» (Molto bene!) o ancora «Maita’i ri’i» (Non c’è male).
Se volete dire «Grazie», si dice: «Māuruuru». Se volete dire «No, grazie», si dice «‘Aita māuruuru». Per dire «Grazie mille», si dice «Māuruuru roa!».
Per salutare quando state andando via, potete dire: «Nānā!» (Arrivederci a presto!)
«Sì» = «‘E!».
«Forse» = «‘A!».
«No» = «E’ita!».
«No» più neutro = «‘Aita!».
Fonte video: “The Islands of Tahiti – Embraced by Mana” di Tahiti Tourisme – Head Office
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